Hai sentito parlare di BikiniOff? Si tratta di un “servizio” basato sull’Intelligenza Artificiale che “ricrea” in maniera credibile e realistica, la nudità di un corpo da una fotografia caricata dall’utente.
Quando ne ho parlato su Instagram (dove ti consiglio di seguirmi per parlare ogni giorno di legge, mondo digitale e connessioni etiche tra i due mondi) e soprattutto Linkedin, sono rimasta allibita dai commenti ricevuti quasi quanto lo sono, come giurista e come essere umano, dall’esistenza e la circolazione di questo tipo di “servizi”.
Le considerazioni meno sconvolgenti erano quelle secondo cui “in fondo non è la vera nudità, ma una ricostruzione posticcia, non vedo quale sia il problema”; poi erano presenti anche commenti che vedranno conseguenze legali, ma questa è un’altra storia.
Ora, per quelli che pensano che poter fotografare e diffondere un – diciamo – “fotomontaggio” di nudità sia in fondo una cosa innocua, invito a fare uno sforzo di immaginazione se non di empatia e pensare…
E se la persona ritratta e diffusa senza vestiti, con un corpo nudo non suo ma credibile, fosse tua figlia tredicenne? E se quella foto iniziasse a circolare nelle chat della scuola, del calcetto, del catechismo, e magari finisse anche nelle chat dei padri dei ragazzini che la diffondono (cosa per niente rara, credimi).
O se fossi tu, neo assunta in un’azienda dove cerchi di costruire la tua credibilità e autorevolezza, salvo la goliardia di qualche collega che si diverte a diffondere nelle chat una tua foto senza veli (che per carità, lo sanno tutti che è solo un fake…).
O se capitasse a tua sorella, che da una foto fatta ad un matrimonio si ritrova nuda nelle chat degli invitati al matrimonio stesso?
Davvero è così difficile vedere le implicazioni di disagio, vergogna, violazione di spazi, umiliazione, disumanizzazione, utilizzo della propria immagine da parte di altri senza averne il controllo?
E davvero è così difficile comprendere come le vittime di questo ennesimo abominio sono prettamente donne?
Ci sono già stati dei procedimenti legali che hanno fatto passare un brutto quarto d’ora a famiglie di minorenni (guarda caso minorenni maschi che hanno diffuso immagini nude create con Bikini Off di minorenni femmine), ed è certo che ce ne saranno molte altre, perché questo “servizio” ha delle caratteristiche che ne rendono l’utilizzo legalmente molto controverso.
Sulle implicazioni legali non solo di BikiniOff ma anche dei sistemi di AI in generale, ne ho parlato con Alessandro Parisi (Computer Scientist, Quantitative Analyst, Data Protection&Cybersecurity Specialist).
Perché BikiniOff può essere “fuori legge”?
Questo “servizio” ha come nucleo, base del suo funzionamento, delle funzionalità che incentivano e facilitano atteggiamenti legalmente border line, che possono portare i suoi utenti a compiere uno spiedino interessante di illeciti:
- il “servizio” non rispetta i fondamentali del GDPR; scarni termini d’uso e la privacy policy si limitano alla pretesa di allontanare ogni responsabilità dal Titolare del trattamento/fornitore del servizio – ma non si capisce bene chi è – e farla ricadere sull’utilizzatore;
- Permette di effettuare agevoli lesioni al diritto di immagine, cioè il diritto di cui tutti siamo titolari di decidere se, come, quando e da chi la nostra immagine può essere utilizzata e diffusa.
E il tutto, senza aver bisogno di contemplare la possibilità di impego per la realizzazione di reati quali diffamazione online o, nelle ipotesi più estreme, revenge porn.
Personalmente, non solo come individuo parte di una comunità, non solo come donna ma anche come legale, vedo l’utilizzo di “servizi” come Bikini Off un’ennesima strada percorribile nelle infinite sfumature di violenza contro le donne.
E per chi avesse ancora bisogno di una risposta all’obiezione più frequente (ma anche più sciocca):
Cosa cambia rispetto alla possibilità di fare fotoritocchi con Photoshop e diffondere una finta nudità?
Anche qui, è davvero così difficile da capire quale è la differenza?
A parte il concetto di neutralità tecnologica, che con Photoshop sussiste mentre con BikiniOff decade (i programmi di photo editing servono per tante cose, assolutamente etiche e lecite, BikiniOff nasce con un intento eticamente e legalmente controverso) la differenza è anche insita nella drammatica semplicità con cui questa azione di ritrarre e diffondere una (seppur finta ma molto credibile) altrui nudità diventa parte delle vite delle persone.
Se con Photoshop bisogna fare una foto o prenderne una già fatta, aprire un computer, usare un programma di image editing, lavorare all’immagine, scaricarla e poi metterla in circolazione, l’uso di Bikini Off è facile come fare una storia su Instagram e un TikTok.
Diventa un’azione immediata, “normalizzata” e percepita come “innocua”, collocandosi, in particolare, all’interno di altre abitudini già drammaticamente tossiche degli ecosistemi digitali, all’interno dei quali i minori risultano particolarmente fragili.
Vi prego dunque di non voler sminuire la vicenda a “semplice goliardia”.
Se la consapevolezza può metterci in guardia, l’educazione digitale è l’unica cura per questo genere di mali.
Nessuna si salva da sola.