Come fare un freebie “intelligente”, che non violi privacy, marchi, copyright e che non ci renda vulnerabili in campo di diritti di proprietà intellettuale
C’è stato un periodo nella storia italiana di Instagram, tra il 2019 e il 2020, in cui il social era “tutto un freebie”. Quando il valore di Instagram come canale di vendita e personal branding ha toccato il suo apice, avere quei 100 follower in più diventava qualcosa di assolutamente vitale e c’era chi sfornava anche più di un freebie al mese.
Ricette, dispense, istruzioni per l’immortalità e molto altro.
Il freebie su Instagram sembra essere ben lontano dal non essere più praticato come formula, talvolta effimera, per ampliare la propria community, ma forse è bene porsi delle domande e darsi delle buone prassi per renderci meno vulnerabili.
Partiamo con la definizione.
Che cosa è un freebie?
Freebie è una parola inglese che vuol dire “omaggio” e la parola è spesso usata nel mondo del marketing aziendale americano per indicare le varie forme di gratuità che le aziende fanno ai clienti (ad esempio, le agendine a Natale).
La parola è ormai in italiano un prestito linguistico che indica sempre un omaggio, una risorsa gratuita, ma donata ai propri follower su un social, a patto che essi facciano alcune azioni, che il più delle volte sono la condivisione/promozione sulle proprie bacheche (o storie o gallery), al fine di portare nuovi follower al creatore del format e creare una sorta di micro vitalità del contenuto.
Il freebie si è diffuso come strumento di marketing in alternativa alla prassi del giveaway, del quale abbiamo parlato in modo specifico e dettagliato in questo articolo su come fare un Giveaway legale.
Il Giveaway è una pratica che, per legislazione italiana, integra l’ipotesi legale dei concorsi o operazioni a premio, dunque svolgerlo nel rispetto della legge è molto più complesso e, obiettivamente, poco ne val la pena per una semplice manciata di follower.
Giusto per fare un piccolo promemoria i giveaway, per essere effettuati a norma di legge, devono:
- essere comunicati e autorizzati dal MISE;
- avere un regolamento conoscibile e accettato da tutti i partecipanti;
- avere una cauzione che sia versata dai promotori;
- prevedere un’estrazione innanzi ad un pubblico ufficiale sia esso il notaio o l’incaricato della Camera di Commercio.
Ma torniamo ai freebie.
Come fare un freebie e a che cosa stare attenti
I freebie, essendo una pratica che, attraverso prodotti gratuiti ci fa entrare in contatto con altri, possono avere alcuni profili di rischio giuridico che bisogna considerare.
- La privacy
nel caso in cui l freebie sia volto all’incremento della propria mailing list, è bene specificare che l’ottenimento dello stesso è subordinato all’iscrizione alla newsletter e, di conseguenza, ottenere il consenso specifico.
Mi spiego meglio: poniamo il caso che vogliamo creare una dispensa in cui istruiamo su come fare la torta di mele, con l’obiettivo di aumentare follower su Instagram e iscritti alla nostra newsletter.
Il nostro invito all’azione per la ricezione della ricetta dovrà essere, dunque, “metti mi piace, condividi il post e iscriviti alla newsletter dal mio sito”.
Non potremo, invece, chiedere l’indirizzo per l’invio del freebie nei commenti per poi, coattamente, come purtroppo ho visto fare a molte e molti, iscrivere alla newsletter tutte le persone che partecipano dandoci il loro indirizzo e-mail.
Sul nostro sito, accanto al modulo per l’iscrizione alla newsletter, deve esserci la spunta in cui si afferma di aver letto e accettato l’apposita informativa. Non ci dimentichiamo poi, di distinguere i consenti per l’invio di comunicazioni commerciali. - il diritto d’autore
Il freebie, in base alla sua specifica formulazione, potrebbe essere suscettibile di tutela ai sensi della legge sul diritto d’autore. Insomma, qualcuno potrebbe prendere i contenuti del tuo freebie, e rivenderseli o farsi un freebie suo, con i contenuti creati da te.
Dunque, trattandosi di opera di ingegno, sarebbe opportuno registrare la stessa presso gli appositi organismi o siti che certifichino la data e l’autore dell’opera. Questo ti protegge a priori? No, certamente. Tuttavia, nel caso in cui dovessi avere un contenzioso, potrai dimostrare che tu l’hai scritto prima di chi se n’è appropriato. - I marchi registrati
Se nel nostro freebie vogliamo, ad esempio, parlare di un caso studio relativo ad un altro brand (sito, azienda, libero professionista), possiamo farlo ma attenzione ad utilizzare il marchio altrui. In base alla situazione specifica, potremmo incorrere in una violazione dei diritti di utilizzo di proprietà industriale del detentore dei diritti stessi.
Nella migliore delle ipotesi ci si potrebbe trovare innanzi ad una richiesta di rimozione; nella peggiore ad una richiesta di risarcimento.
Ma i freebie, funzionano e servono davvero?
Esco dai miei (per me comodi) panni di avvocata e rientro in quelli più stretti ma contestualmente utili di utente attiva di Instagram e vi chiedo: ma davvero i freebie danno i risultati che vogliamo?
Il mondo degli utenti di Instagram è pieno di persone che cercano spesso freebie, avendo dunque l’intento di avere il maggior numero possibile di informazioni gratuitamente.
Prima di fare un freebie, creando ed elargendo risorse gratuite, è bene chiedersi quale sia lo scopo reale, il nostro obiettivo che vorremmo davvero ottenere da questa specifica pratica, al di là del semplice “lo fanno tutti, perché proprio io no?”
Più follower? Più conversioni per l’acquisto di un prodotto?
Facciamo caso a quanti prodotti riusciamo a vendere attraverso un freebie e quanti follower restano poi effettivamente parte della nostra community.
Può essere un controllo lungo e non fluido, soprattutto il monitoraggio nel tempo dei follower che restano, ma, mettiamola così: se impieghiamo un’ora a produrre una nuova risorsa da elargire gratuitamente, impieghiamo altrettanto tempo per valutare, preventivamente, se lo sforzo e il valore dell’omaggio val bene il risultato finale.