Sai qual è la differenza tra cookie banner e cookie wall? Facciamo un riepilogo, e ripetiamo anche qualcosa di utile su come deve essere l’informativa sui cookie e come rendere il tuo sito web, blog o testata online a prova di legge e di GDPR.

La parola “cookie wall” è di recente tornata a rimbalzare sul web – e non solo – a seguito degli annunci apparsi su diverse testate giornalistiche nazionali online e il conseguente interessamento del Garante della Privacy, a seguito di moltissime segnalazioni da parte di utenti infastiditi.

Il caso “cookie wall e testate giornalistiche”, in breve:
Alcune delle principali testate online italiane hanno di recente attivato dei cookie wall che appaiono all’accesso del lettore al sito interne; in sostanza il contenuto del “banner-muro” dice che, se si vuole continuare a leggere le notizie, bisogna abbonarsi (e pagare per leggere le notizie) o dare il consenso (e “pagare” con i propri dati personali per leggere le notizie). [Nelle immagini riporto solo i due esempi più noti di Corriere e Repubblica].

Sono dunque partite moltissime segnalazioni al Garante della Privacy, il quale ha aperto un’istruttoria in merito alla questione.

La questione dei cookie wall e cookie banner e modalità di impostazioni degli stessi è rilevante non solo per le grandi testate, ma anche per chi ha siti o blog più piccoli.

Andiamo per ordine:

Che cosa è un cookie banner e che cosa è un cookie wall?

Il Cookie banner è quella barra o casella con un testo scritto (banner), che appare all’apertura di un sito internet e all’ingresso di ogni nuovo utente in una pagina di un sito web, in cui l’utente stesso può indicare se accettare l’installazione di cookies, o se rifiutare o personalizzare. Proprio come è successo a te, caro lettore, all’ingresso su questa pagina.

Il cookie banner, per essere in regola con le normative, deve contenere una spiegazione chiara di che cosa sono i cookie e rimandare ad un approfondimento, insieme alla possibilità di scegliere a quali cookie consentire l’accesso (personalizzazione) oppure se accettare l’installazione in blocco di tutti i cookie (accettazione) oppure se rifiutare in blocco l’installazione di questi piccoli codici (negazione/non accettazione) che, in pratica, tracciano alcuni nostri dati personali di varia natura.

Questo è ciò che dovresti vedere e leggere nei siti in cui questi banner sono fatti a norma di legge.

Invece i cookie wall sono sempre dei testi in modalità banner ma che, come dice l’inglesismo, fungono da “muro” (wall, appunto), da barriera alla lettura.

Se vuoi sapere se i documenti legali
del tuo sito sono a prova di GDPR, contattami.

Avv. Valentina Fiorenza,
esperta di diritto digitale, GDPR, privacy e copyright online.

I Cookie Wall sono dunque dei banner-barriera che impediscono di aprire o visualizzare il contenuto di una pagina internet (articolo, home page, categoria ecc.), se l’utente non accetta l’installazione dei cookie o “altro”, come nel caso delle testate che chiedono, in alternativa all’accettazione dei cookie, un abbonamento alla testata stessa.

In pratica, mentre il cookie banner permette la visualizzazione e fruizione della pagina internet, indipendentemente dalla scelta dell’utente di accettare o meno l’installazione dei cookie, il cookie wall consente la navigazione solo previa accettazione.

[Attenzione però, che poi fate come mia madre che, terrorizzata dai cookie banner, continua la visualizzazione della pagina ignorandoli: non è detto che l’ignavia, come scelta di navigazione, sia stata prevista dai programmatori del sito che stiamo navigando].

Ho scritto anche degli
Errori comuni che forse stai facendo anche tu nella tua informativa Cookie.

Il COOKIE WALL è LEGALE?

cookie policy - consulenza digitale online

Perché il Garante della Privacy ha aperto un’istruttoria in relazione all’azione delle testate giornalistiche e, in genere, perchè il Garante apre delle istruttorie? In genere lo fa su segnalazione degli utenti, soprattutto quando queste sono molte e su un unico caso. E, soprattutto, lo fa per vederci chiaro.

In questo caso, in una nota, il Garante ha dato un’indicazione di principio sottolineando che è lecito che l’informazione si paghi (vorrei ben dire!) ma poi, nello specifico, ha dichiarato che i cookie wall potrebbero, nei casi specifici, NON essere leciti (o potrebbero esserlo. Insomma, ha proferito il mio caro “DIPENDE” in maniera decisamente più autorevole).

In linea di principio, la scelta di limitare l’accesso a un sito esclusivamente a chi è abbonato o a chi accetta il tracciamento dei propri dati personali non è escluso dalla normativa europea relativa al trattamento dei dati personali.  

Probabilmente l’istruttoria andrà ad indagare non tanto sulla legittimità, che di per sé c’è, dei cookie wall e paywall, ma su altri aspetti fondamentali della legittimità del trattamento nel suo complesso come, ad esempio:

  • la reale possibilità da parte del lettore di capire a che cosa va incontro accettando l’installazione dei cookie;
  • l’indicazione del legittimo interesse come base giuridica “alternativa” nelle informative (?!);
  • la tenuta, da parte del Titolare del trattamento, del Registro dei Trattamenti effettuati;
  • la reale e semplice possibilità, da parte dell’utente-lettore, di revocare il consenso dato, in qualunque momento.

Qui ti dico come mettere in regola il tuo sito web

oppure

per non
rischiare di fare errori

Cookie Wall e PayWall sulle testate giornalistiche: la questione etica, a latere di quella legale

La recente vicenda dei cookie wall e la consequenziale alzata di scudi da parte della “società civile”, compresa l’indignazione di più o meno illustri professionisti, ha fatto emergere uno spaccato sinceramente sconsolante dell’informazione nel nostro Paese – anche se non so quanti si siano fermati ad analizzare realmente il caso, così compressi nel meccanismo del dover dare per primi la notizia, qualsiasi essa sia.

Le azioni di mercato globale degli ultimi anni hanno fatto leva sulla gratuità: i grandi player tecnologici che ci hanno abituati ad avere ogni tipo di servizio – dall’app del meteo a quella per ricordarci di bere – in maniera del tutto gratuita, portandoci ad un consumo bulimico di tecnologia spicciola.

Ciò che non abbiamo saputo è che quei servizi non erano gratis ma eravamo noi (il nostro comportamento, il contenuto del nostro telefono, le nostre abitudini alimentari) il prezzo e la merca di scambio e, la recente maggiore consapevolezza degli utenti e dei legislatori, ha spinto la regolamentazione sempre un pò più in avanti, costringendo, in qualche modo, a trovare soluzioni alternative ad un modello di business consolidato.

Come si regge un sistema che prima si finanziava mediante una vendita poco trasparente di dati personali a terzi? Nella vecchia maniera, cioè pagando.

Perché sì, bella l’informazione, bello e utile il servizio XY ma, come tutti sappiamo, le bollette e la spesa non si pagano in visibilità. O almeno, non ancora.

E quindi l’epilogo è chiaro: se vuoi avere l’accesso all’articolo devi pagare in qualche modo. E questo, chiaramente, vale per tutti i tipi di servizi, non solo quelli informativi.

Il problema, a monte, a mio modestissimo parere, è un altro: siamo sicuri di voler pagare un servizio con i nostri dati personali?