Cosa è il diritto di recesso del consumatore, quando si applica e quando non si applica? Risposte ed esempi pratici e quotidiani.

Ci sono dei casi in cui il consumatore, oltre alle tutele generali, ha anche un altro diritto particolare, c.d. diritto al ripensamento, cioè la possibilità, ad alcune specifiche condizioni, di “ripensarci” e restituire il bene acquistato senza dover fornire alcuna ragione entro 14 giorni dal ricevimento del bene o dalla data di sottoscrizione del contratto.

Vediamo nello specifico quando si manifesta questo super potere del consumatore e, in quali casi, ahimè, no.

Se volete sapere di più sulla tutela del consumatore e su chi è esattamente questo “consumatore”, nonché quando lo diventiamo anche noi, secondo il diritto, leggete qui.

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Partiamo dai fondamentali, così ci allineiamo tutte e tutti e procediamo sereni:

Che cosa è il diritto di recesso

Il diritto di recesso comunemente detto, più propriamente indicato come “diritto di ripensamento”, è quel diritto del consumatore, cioè del soggetto che agisce al di fuori della propria attività d’impresa, di sciogliersi dal contratto di acquisto di un bene o di un servizio senza alcuna conseguenza/motivazione/penale/ghigliottina, se questo è stato concluso a distanza, o fuori dai locali commerciali dell’imprenditore.

Il diritto di recesso può essere esercitato dal momento della conclusione del contratto (cioè, ad esempio, da quando premiamo click su Paga Ora) fino a quattordici giorni successivi il ricevimento della merce.

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Esempio:
Io che sono un’Avvocata, vado sul sito di un artigiano che vende bracciali in cuoio e ne acquisto uno; il bracciale in questione, poichè non li rivendo, non sono una performer, una vetrinista – e potrei continuare all’infinito con gli esempi – non ha nulla a che fare con la mia attività lavorativa (ecco, già sarebbe diverso se acquistassi una toga oppure dei tailleur blu per andare in tribunale ma di tutta questa questione ne abbiamo già detto in questo post).

Lo pago, mi arriva nei tempi indicati e lo valuto. A quel punto potrebbero succedere due cose.
La prima: appena cliaccato su “PAGA ORA” mi accorgo che, in effetti, forse l’acquisto è stato dettato da un eccesso di euforia;
la seconda: non appena mi arriva il bracciale, mi rendo conto che non è precisamente come me l’ero immaginato, che sul mio polso fa effetto “collare da pitbull” e che forse era meglio non comprarlo.
In entrambi i casi, entro 14 giorni, posso contattare il venditore e chiedere di restituire il prodotto.

Questo modello però vale solo per gli acquisti (quindi i contratti di acquisto) che vengono conclusi in due modi:

  1. contratto concluso fuori dai locali commerciali (tipo, i contratti per l’ADSL o luce e gas fatti negli stand del supermercato dai rappresentanti o, ancora, dai rappresentati porta a porta);
  2. contratto concluso a distanza (cioè online, per telefono, per corrispondenza e modalità assimilate – ve lo ricordate il Postal Market? Forse no, mi sa che siete troppo ggggiovani -).

Perché il legislatore prevede questo particolare e privilegiato diritto di recesso?

Principalmente per due motivi: nell’acquisto a distanza (cioè via internet, corrispondenza, telefono e modalità assimilate) il consumatore non ha realmente la possibilità di valutare in modo tangibile la bontà assoluta del prodotto tantomeno quella relativa, cosa che invece può fare chi acquista in negozio.
Acquistando un vestito in negozio posso toccare il tessuto e vedere se è fresco, morbido, di qualità (anche se, se su Internet mi scrivi “seta 100%” DEVE essere seta 100% altrimenti subentrano altre casistiche contemplate dal diritto).
E poi posso anche valutare solo in negozio, in senso relativo, se l’abito mi sta davvero bene o no.

Invece in merito al contratto stipulato fuori dal locale/negozio del venditore, come nel caso del contratto telefonico o di luce e gas, il legislatore ha tenuto in considerazione la diversa predisposizione mentale del consumatore.

In pratica, se io mi reco nel negozio di telefonia Pinco Pallo perché ho bisogno di un nuovo contratto telefonico, sono preparata al mio acquisto, so già che domande fare, sono più consapevole (si spera) della mia posizione di acquirente.
Se invece vado alla Coop nel panico perché ho finito la carta igienica e mi imbatto in un commerciale/rappresentante della compagnia Pinco Pallo che, forte delle sua abilità di venditore mi convince che ho bisogno di un nuovo contratto telefonico, per il diritto mi trovo in una situazione di maggiore vulnerabilità: sono infatti meno pronta a capire davvero sia la bontà del prodotto, sia il mio effettivo bisogno dello stesso.

Ora che è più chiara la regola che dà a noi consumatori a distanza qualche diritto e beneficio del dubbio in più, veniamo alle eccezioni.

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Quando NON abbiamo diritto di recesso?
Alcuni casi in cui il diritto di recesso non si applica.

A questa normativa generale sul diritto di recesso, si applicano eccezioni.
A dire il vero le eccezioni sono davvero molte, ma qui elenco le più comuni alle nostre casistiche di acquisto.

Il diritto di recesso non si applica…

  1. Per il bene su misura.
    Chiamo una sarta che vende anche online e, invece di acquistare un abito che è nel suo e-shop, gliene faccio creare uno in base ad un modello che ho in mente io. In tal caso, non si applicano le norme generali sul diritto di recesso.
    Posso comunque restituire il bene e chiedere un rimborso se il bene arriva a casa diverso da quello che ho acquistato e ordinato o difettato.
  2. Per il bene chiaramente personalizzato.
    Sono sempre io che chiamo la sarta con un shop online, e le chiedo lo stesso abito che ha messo in vetrina ma con una manica in pizzo, una in paillettes e al centro la stampa con una mucca.
    In tal caso, pur avendo acquistato un bene già presente nello shop, lo sto personalizzato (per altro in modo opinabile) e il bene non è rivendibile (e te credo!).
    Non fanno parte della “personalizzazione” le cose ovvie nell’acquisto di un bene come colore e taglia.
  3. I beni che rischiano di deteriorarsi o scadere.
    Se una pasticceria che ha creato il suo negozio online vende anche i suoi biscotti freschi alla crema, e mi garantisce la consegna in 24 ore, non posso certo restituirle la guantiera dopo 10 giorni perché quel tipo di crema in realtà non mi piace.
  4. I beni sigillati che non possono essere restituiti per motivi di sanità pubblica e igiene.
    Se dalla sarta di cui sopra, che ormai merita un posto in paradiso solo perché ha me come cliente, acquisto un paio di slip con le paillettes e la mucca, non posso prima provarli e poi restituirli. In questo caso, i motivi sono di igiene e salute pubblica.
diritto di recesso

Come facciamo a sapere se abbiamo diritto di recesso?

Ma leggendo il contratto, miei cari!

Come già anticipato, queste eccezioni sono solo i casi più comuni e come dico sempre, in ogni caso, in tutti i luoghi in cui comunico con voi “cose legali”, leggete sempre ogni contratto che firmate, anche per sapere se e in che misura godete di un diritto speciale come consumatori, come in questo casi.

Quando fate un acquisto online di un bene o servizio, ALMENO quando lo acquistate per la prima volta dal sito di Pinco Pallo, prima di accettare le condizioni di vendita e di contratto spuntando l’apposita casella, leggete quelle condizioni. Proprio lì, su quel documento che non leggiamo mai, c’è scritto anche quando abbiamo il super potere di risolvere il contratto – nei termini di legge – senza specificare causa e senza alcuna conseguenza a nostro carico.

Se questo articolo ti è stato utile,
non perdiamoci di vista.

Ho tante informazioni da darti sui
tuoi diritti (e doveri) sul web e oltre.

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