Gli errori legali sul web sono molto diffusi, a volte per leggerezza in buona fede, altre volte per leggerezza e malafede (molti sanno che stanno commettendo errori, che chiameremo illeciti, ma sperano che nel mare immenso del world wide web nessuno se ne accorga).
Lavorare sui social non è facile, al massimo è veloce; ma chi si addentra realmente nel lavoro online impara sulla sua pelle che la comunicazione veloce non corrisponde sempre e subito ad una veloce crescita del business, e in tutto questo si inseriscono le pieghe della legge.
Diciamoci la verità: negli ultimi anni, grazie al potere datoci dalle piattaforme social [potere e possibilità che paghiamo e, spesso, a caro prezzo, meglio saperlo e ricordarlo], è molto più facile creare forme anche redditizie (e persino utili) di micro impresa, che oggi ha assunto il termine di impresa digitale.
Bello, bellissimo fare gli imprenditori digitali, ricordando però che non si tratta di una categoria avulsa da qualsiasi inquadramento giuridico. Non è che mettiamo “digitale” accanto a qualcosa e SBAM!, è la novità del secolo. Calma e sangue freddo. Un imprenditore, analogico o digitale, avrà sempre le caratteristiche individuate dal Codice Civile che ci dà la definizioni di imprenditore (sì, anche digitale).
Creare un’impresa in grado di utilizzare i social e il web per raggiungere più persone e incrementare le proprie vendite può cambiare vite e rivoluzionare carriere.
Attenzione però che da grandi poteri derivano grandi responsabilità sicché avere a disposizione un mezzo non significa necessariamente saperlo usare (e sul web, ahimè, abbiamo molti esempi in tal senso); l’usabilità di un sistema, inoltre, se è un sistema che comporta interazioni umane sociali e commerciali, comprende anche una serie di regole, legali ed etiche.
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Io sono l’Avv. Valentina Fiorenza, esperta di diritto digitale e consulente legale di imprese che lavorano nel web.
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In questo blog e sui miei canali social parliamo spesso di “come fare le cose a modo”, leggi “legalmente”, sul web.
Oggi facciamo un riepilogo degli errori più diffusi e più facilmente evitabili che vedo commettere sul web, in particolare sui social, e come rimediare SUBITO, perché le conseguenze possono essere poco piacevoli.
Giveaway
Evergreen del quale parliamo, ahimè, ancora troppo spesso e tormentone dell’Instagram e del web tutto .
I Giveaway non sono in sé illegali, come non lo sono i concorsi a premi, ma, in genere, sono illecite le modalità con cui vengono fatti sui social, primo fra tutti, appunto, Instagram.
Quelli che con un sapore esoticamente anglofono (se è in inglese è figo, pare essere il mantra) chiamiamo “giveaway”, nel nostro Paese, rientrano nella fattispecie dei concorsi o manifestazioni a premi che vengono regolati in maniera molto stringente da una legislazione specifica (per la cronaca, è il DPR 430/2001 che ha profondamente modificato la legge previgente del 1941) che prevede moltissime cautele e passaggi burocratici per poter effettuare un concorso in regola ed evitare sanzioni anche piuttosto importanti.
Tutto quello che c’è da sapere sui Giveway legali in questo articolo.
Social Spam
Il Social Spam è la pratica, purtroppo diffusa più di quanto immaginiamo, di recuperare dai social network gli indirizzi e-mail degli utenti al fine di inviare loro comunicazioni pubblicitarie.
Al grido di “è online, dunque è pubblico” (che no, anime candide, non è propriamente così), molte aziende, procacciatori d’affari e financo piccoli creatori di contenuti digitali, compiono l’errore di estrapolare da internet tali indirizzi e utilizzarli a sproposito (o meglio, in violazione della normativa sui dati personali) e, ragionevolmente, senza uno straccio di informativa privacy che notizie gli utenti su come verranno trattati i loro dati.
E a proposito di trattamenti dati piuttosto grossolani (e illeciti, sì), mi permetto sommessamente di ricordare che, sì, belli i freebie con cui promettiamo di regalare mari e monti e svoltare esistenze altrui, ma non possiamo utilizzarli per rimpinguare la nostra lista email senza aver informato l’utente di questo o altri ulteriori trattamenti.
Ti consiglio di approfondire in merito al Social Spam e accertarti di non averlo mai fatto e di non farlo.
Rinfreschiamoci anche la memoria in merito ai Freebie senza fare errori legali).
Newsletter senza informativa
Giacché l’abbiamo menzionata, parliamo un attimo, di nuovo, della newsletter.
Strumento che non entra strettamente nell’universo della comunicazione social ma che di fatto, ultimamente, da questo mondo si foraggia; del resto si sa, la newsletter è uno strumento di marketing ancora potentissimo, inutile negarlo (poi vabbè, ci sono io che scrivo newsletter per ragionare sui fatti del mondo e all’interno delle quali parlo poco di diritto. Se vuoi provare questa strana esperienza, di una newsletter che non ti vuole vendere niente, puoi iscriverti qui) .
Ma non commettiamo errori di leggerezza: ricordiamo sempre che affinché una persona possa ricevere la nostra newsletter deve accettare una informativa specifica (io sconsiglio molto di usare le “informative calderone” dove ci ficchiamo di tutto dentro, dalla concessione dei dati per uso marketing all’affidamento del primogenito maschio) che sarebbe opportuno rendere consultabile al momento dell’iscrizione alla newsletter.
Ah, ricordiamocelo, deve essere anche facile potersi disiscrivere.
Su come creare una buona newsletter che rispetti i parametri imposti dal Garante della Privacy, ho scritto un intero articolo.
Promozioni non segnalate
Torniamo ai social network e ai mezzi tramite i quali diffondiamo messaggi personali, ma anche promozionali, se lo facciamo per lavoro.
I creatori di contenuti sul web, periodicamente, parlano di prodotti che usano perché consumatori soddisfatti. Li acquistano, li amano, ne parlano, condividono queste informazioni con i loro follower. A volte questi prodotti vengono omaggiati dalle aziende produttrici, altre ancora questi prodotti sono al centro di una pattuizione contrattuale tra il creator e l’azienda (che, in parole povere, vuol dire che questo viene pagato per parlare del prodotto.)
Come fa il follower a capire quando il creator veste i panni di consumatore soddisfatto oppure di professionista, declinando un messaggio pubblicitario?
Semplice: con la dichiarazione, chiara e non nascosta in modi improbabili, di ciò che quel determinato contenuto è. Ecco una guida breve e chiara su come fare sponsorizzate su Instagram
Broadcast attraverso le App di messaggistica
Tutti usiamo WhatsApp e tutti siamo in decine di gruppi, molti più di quanti vorremmo.
Tralasciando la facilità, legalmente da valutare, con cui inseriamo le persone in gruppi in cui non si è fatta alcuna richiesta di accesso, quando questi gruppi sono usati come broadcast per inviare promozioni, invitare ad eventi (soprattutto se a pagamento), diffondere messaggi utili al nostro business, di fatto è come inviare una newsletter senza avere ricevuto alcuna autorizzazione.
Molto meglio (e legalmente opportuno) utilizzare WhatsApp business, seguendo alcune regole.
Uso di contenuti sui quali non si hanno i diritti
Ripetiamo insieme, ancora una volta, “solo perché è sull’internet non vuol dire che ci posso fare tutto quello che voglio”.
Scaricare un’immagina da “boh, chissà dove” e condividerlo nella mia storia di Instagram “ché tanto dura solo 24 ore” non solo è approssimativo e ingenuo, ma può portare conseguenze legali perché stiamo utilizzando, il più delle volte, contenuti protetti da copyright.
Approfondisci anche come usare contenuti di cui non siamo autori o proprietari senza incorrere in reati e illeciti.