l’AI di META, i nostri dati, la possibilità di opporti

In un’epoca in cui i nostri dati personali sono trattati come una risorsa inesauribile, neanche fosse la nuova energia solare, Meta ha provato a fare l’ennesimo passo in avanti. O di lato. O forse un salto mortale all’indietro… nella trasparenza.

Di recente, la società ha annunciato l’intenzione di utilizzare i dati degli utenti di Facebook e Instagram, pubblici e non pubblici, raccolti dal 2007 a oggi (!!) per addestrare i suoi sistemi di intelligenza artificiale. Tutto questo, ovviamente, parlando di “rispetto delle normative europee”.

In questo articolo ti spiego cosa stava succedendo, perché si solleva più di un problema legale e cosa puoi fare, concretamente, per opporti all’utilizzo dei tuoi dati in questo contesto.
(Ché io, come avvocato, se non ti metto nelle condizioni di agire autonomamente per il tuo interesse, servo a poco).

Cosa voleva fare Meta (e perché è un problema)

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ph. jenny ueberberg – unsplash. downloaded 03.23

Meta ha aggiornato la propria privacy policy per includere l’utilizzo dei dati degli utenti, anche di account dormienti, nell’addestramento di sistemi di intelligenza artificiale, inclusi progetti futuri ancora non definiti.

Parliamo di:

  • Dati raccolti negli ultimi 17 anni
  • Informazioni ottenute da terze parti
  • Dati pubblici e privati, anche da fonti esterne

Il tutto, fondando la liceità di questa operazione sul cosiddetto “legittimo interesse”, un concetto giuridico valido, ma solo in casi specifici e ben normati, come sai già se hai letto questo mio articolo sul legittimo interesse, in parole semplici e chiare.

Il problema? Già la Corte di Giustizia dell’Unione Europea aveva sancito che il legittimo interesse non può giustificare l’utilizzo dei dati per finalità di marketing. Figurarsi per l’addestramento di una AI dai contorni vaghi e futuri.

A questo si aggiunge l’intervento di NOYB, l’organizzazione fondata da Max Schrems, che ha presentato 11 ricorsi urgenti contro Meta presso le Autorità Garanti europee.

Pressioni, opposizioni, sopracciglia alzate dalle Authority norvegesi e irlandesi: alla fine, Meta ha fatto un piccolissimo passo di valzer indietro, consentendo- come per legge e non per concessione – agli utenti di opporsi all’uso dei propri dati per addestrare l’IA di Meta.

Perché la mossa di Meta contrasta(va) con il GDPR

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Canva pro – downl. 05.23

Chiariamo: il legittimo interesse può essere una base giuridica per trattare i dati, ma deve rispettare condizioni precise.

Nel caso Meta:

  • I dati verrebbero utilizzati in modo vago e indefinito
  • Non è garantita una informazione trasparente su chi, come e dove i dati verrebbero trattati
  • L’opposizione al trattamento è teoricamente prevista, ma di fatto complicata (e puzza di dark pattern!)
  • Il rischio è di trasformare un diritto in un percorso a ostacoli, così scoraggiante da spingere a rinunciare

In sintesi: siamo in palese contrasto con il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR).

Dal mio (e non solo mio) punto di vista, un uso così massivo dei dati degli utenti dovrebbe passare da modalità OPT-IN (i.e: se voglio che usi i miei dati, te lo dico) e non OPT-OUT (se non voglio che usi i miei dati, nego il consenso, in caso contrario lo fai).

Tuttavia, al momento, l’accordo trovato tra Meta e le autorità è basato sul banale assunto:
“se volete, potete non darci il consenso ad addestrare l’IA con i vostri dati… basta che ci dite espressamente di non farlo”.

Come opporsi: guida rapida per utenti consapevoli

Lo abbiamo capito (lo abbiamo capito?) da un po’: solo perché una cosa è su Internet, non vuol dire che chiunque può farci quello che vuole… soprattutto se “una cosa” sono i nostri dati.
Concetto di per sé semplice ma l’industria dei big data fa fatica a capirlo.

Se non vuoi che i tuoi dati siano usati per addestrare l’AI di Meta, ecco cosa puoi fare:

  1. Accedi alle impostazioni del tuo account Facebook o Instagram, vai su Impostazioni > Centro Privacy > Ti apparirà una schermata con il testo, clicca sulla parola in blu “opporti”, inserisci la tua e-mail ed è fatta. Ti sei oppost*.
  2. Invia una opposizione formale – Se sei un cittadino UE, puoi esercitare il diritto di opposizione inviando una richiesta tramite modulo o email. Noyb fornisce modelli gratuiti
  3. Contatta il Garante Privacy del tuo Paese – Se ritieni che Meta non abbia rispettato i tuoi diritti, puoi inviare un reclamo formale.

Sappi che, in ogni caso e non solo con Meta, l’opposizione ai trattamenti è un tuo diritto. E i suggerimenti che di do ai punti 2 e 3 ti serviranno sempre, anche non strettamente nell’occasione di cui stiamo parlando.

Attenzione, però! L’opposizione che evita l’addestramento dell’AI di Meta con tutti i dati presenti sul tuo profilo, può essere effettuata fino al 27 maggio 2025. Passato questo termine, potrai ancora opporti con la procedura che ti suggerisco qui ma l’opposizione sarà per i trattamenti successivi ad essa e non varrà per il passato.

Tutto risolto? No. Ma qualcosa si muove.

Il fatto che Meta abbia inserito la pratica dell’informare gli utenti per esercitare la sua IA, e non renderlo un processo automatico e auto legittimato, è un primo risultato concreto dell’attivismo e del diritto alla protezione dei dati. La pressione mediatica, diffusasi per altro attraverso il medium stesso di Instagram, ha avuto degli effetti anche nelle sedi decisionali.

Ma non basta.

  • l’opposizione resta complicata,
  • la comunicazione è vaga,
  • e le aziende continuano a spingere i confini della legalità per testare la reazione dell’opinione pubblica.

La buona notizia? Possiamo ancora dire la nostra.
La cattiva? Dobbiamo imparare a farlo.

In un contesto in cui i dati sono diventati merce e l’AI vuole diventare onnivora, la consapevolezza è il primo strumento di autodifesa digitale.

Non serve panico. Serve sapere. Serve parlare. E serve scegliere, ogni volta che possiamo.

Avv. Valentina Fiorenza

Esperta in diritto digitale e proprietà industriale. Siciliana. Bionda. Fatta di sole, di sale e di lava

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