Leggere le mail del partner o dell’ex, prendere il suo cellulare e leggerlo senza consenso specifico e circostanziato (e tante altre cose che sembrano anche normali e che elencheremo a breve) corrisponde al reato di accesso abusivo a sistema informatico. Cosa si rischia, cosa fare e cosa non fare, come denunciare l’abuso.
Ci sono azioni che, nella vita di coppia e nell’intimità del quotidiano, sono normali, per noi e per la legge. Conoscere le password delle mail di un partner in una relazione di lungo tempo è spesso legato ad azioni pratiche del menage di vita, ad esempio avere accesso alla mail in cui arrivano le bollette telematiche, giusto per fare un esempio banale.
Anche conoscere il pin di sblocco del telefono di mogli e mariti o genitori o figli ha un senso nel normale svolgimento della vita quotidiana.
Eppure ci sono dei casi che si configurano come abuso e che non diventano legittimi solo perché “il partner ci ha dato la password/il pin”.
Attraversiamo un po’ di queste casistiche, capiamo che reato compie e cosa il rischia il partner troppo curioso o l’ex morboso, e scopriamo anche come la conoscenza della legge e del codice penale ci può persino aiutare a costruire e gestire relazioni meno tossiche.
Ciao, sono l’Avv. Valentina Fiorenza.
Giurista perché credo nella legge, nel senso civico, nel diritto.
Se credi che sia abbastanza per non perderci di vista, mi trovi anche qui.
Accesso a e-mail, social e uso delle password dell’ex partner
Partiamo dallo scenario più semplice e intuitivo, il più lineare da spiegare e da capire:
accedere ai sistemi informatici dell’ex partner, in alcuni casi, siano essi e-mail, pagine e account social, costituisce reato di accesso abusivo a sistema informatico ed è punito con la reclusione fino a tre anni.
L’articolo 615 ter del Codice Panale , al comma 1, statuisce che
“Chiunque abusivamente si introduce in un sistema informatico o telematico protetto da misure di sicurezza ovvero vi si mantiene contro la volontà espressa o tacita di chi ha il diritto di escluderlo, è punito con la reclusione fino a tre anni”.
Uno degli elementi importanti presi in considerazione dalla norma, si rinviene nella dicitura “contro la volontà espressa o tacita di chi ha diritto di escluderlo“. In genere, nel momento in cui una relazione termina, è scontato per il senso comune, che qualunque consenso di accesso a sistemi telematici protetti da username e password siano ancora concessi all’ex partner, sia stato revocato salvo esplicita (meglio se scritta) autorizzazione.
Pare ovvio sottolineare che la legge non è stata scritta nello specifico per gli ex, ma per ogni tipo di accesso criminoso, abusivo e non consentito ai nostri sistemi online… e tra questi rientrano anche gli/le ex curiosi e inopportuni.
Accesso ai sistemi informatici del partner (fidanzato, marito, moglie – non ex): è comunque reato?
Ok, ci sta! Se non sono più il partner di una persona, è ovvio che tutto ciò che mi poteva essere concesso prima, dall’accesso alla email ai social, passando anche attraverso l’accesso ad un conto corrente bancario, non mi sia più concesso. Viene meno, sostanzialmente, il (tacito o espresso) accordo autorizzativo.
Ma cosa accade quando invece la relazione è ancora in corso? Possiamo accedere ai social, alla mail, al telefono (protetto da password o meno) del nostro partner?
Come sempre, nel diritto, dipende.
Se il tuo partner ti dà l’autorizzazione ad entrare nella sua mail per leggere un messaggio specifico o alcuni messaggi specifici e noi, curiosi, gelosi o semplicemente inopportuni, pensiamo bene di leggere tutte le sue e-mail o, grazie alla conoscenza del pin derivante da una comunione di vita, accediamo alle sue chat senza specifico consenso, potremmo, anche in questi casi, compiere il reato di accesso abusivo a sistema informatico. Sì, anche se nostro coniuge. Sì, CHIUNQUE, come specificato dalla norma.
In sostanza, accedere ai sistemi informatici (i.e. smathphone, conti bancari, email, servizi di messaggistica istantanea et similia) di partner, coniugi, amici e parenti, anche se le nostre intenzioni sono “specchiatissime et illibate” (come dovrebbe essere la condotta degli avvocati per il Codice Deontologico, n.d.r.), può costituire ad alcune condizioni, reato. E il termine reato è omnicomprensivo, intendendosi con esso una pletora di reati. Potrebbe integrarsi anche il reato di violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza che, come sappiamo tutti dai legal drama americani “è un crimine federale!!” e che nel nostro Paese viene punito, nei casi più gravi, con la pena della reclusione fino a 3 anni.
Il partner guarda il cellulare, mentre lo uso o quando non è protetto da password/pin
Piccolo, ma neanche tanto, reminder: la segretezza della corrispondenza e comunicazione è un diritto costituzionalmente garantito.
Infatti per l’Art. 15. recita
“La liberta’ e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione puo’ avvenire soltanto per atto motivato dell’autorita’ giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge.”
Ovviamente, il legislatore costituzionale, più che pensare a partner infedeli, pensava a comportamenti autoritativi posti in essere dal regime fascista ma, così facendo, ha cristallizzato un diritto che, ad oggi, nell’era dell’infodemia, è importante rivalutare e ricordare.
A proposito poi di reati connessi con la voglia di controllo di soggetti con cui abbiamo legami affettivi (partner, coniugi, figli, ecc.), mi preme ricordare un caso particolarmente gustoso (lo so, è opinabile ma perdonatemi il disagio giuridico). Nel 2021 è arrivato fino alla Corte di Cassazione, un caso in cui un uomo ha strappato il cellulare dalle mani della compagna per leggerne le chat di Whatsapp che ne avrebbero provato i tradimenti; ebbene, la Cassazione ha confermato, come indicato nei giudizi precedenti, la configurazione del reato di rapina.
Facendo un passetto avanti, ricordo che installare app di monitoraggio, anche dette “app spia”, su cellulari di terzi può configurare altri tipi di reati; qui un approfondimento.
Ma quindi…
Usare il cellulare o entrare nella mail del mio partner è sempre reato?
No, ovviamente non lo è, perché non è l’atto in sé che costituisce una violazione ma l’intento dell’atto, le sue conseguenze e, ovviamente, l’autorizzazione data o non data, in modo implicito o esplicito, fa la differenza.
Se si usa di prassi la mail del partner X per scrivere all’amministratore di condominio e il partner Y vi accede per mandare la foto del contatore dell’acqua, nessun giudice (e spero nessun partner) ci vedrà un dolo, ovviamente se l’atto si ferma a questa concordata azione e funzione.
Se il cellulare del partner X è scarico e a questi serve il cellulare del partner Y per chiamare l’amica Z, nessuno sarà così ottuso da incriminare per aver usato il dispositivo, sbloccando il pin (che è fantasiosamente una banale data di nascita).
E’ però legalmente più opportuno e sicuramente più utile al fine di creare buone prassi di relazioni il meno tossiche possibile, chiedere di volta in volta un consenso, anche solo a voce, ad esempio “Posso prendere il tuo telefono? il mio è in carica”, “entro nella tua mail per rispondere al sollecito dell’amministratore, ok?” ecc. ecc.