Nell’epoca della corsa ai freebie, dove siamo abituati a fare regalini ai nostri follower tutto l’anno, perché a Natale bisogna prendersi la briga di mandare un cadeau fisico, con tanto di bigliettino scritto a mano? Il mio perché, spiegato in questo post.
In questi giorni i miei clienti e collaboratori dell’ultimo anno (e degli anni precedenti) stanno ricevendo nelle loro cassette delle lettere [dato il giorno della pubblicazione di questo articolo, i tempi sono maturi per fare rivelazioni non a rischio spoiler] una busta, con mittente e destinatario scritto a mano.
Dentro, una barretta di cioccolato (bianco, al latte o fondente, a caso), e una lettera scritta sempre a mano con un messaggio creato appositamente per quella persona, pensando a lei.
Nessun corriere che ti chiama due minuti prima chiedendoti ti scendere per fare la consegna in pochi secondi; proprio una busta che entra in una buca delle lettere e lì attende che qualcuno apra, con i tempi di chi ritira la posta.
Mi sono avvalsa di spedizioni che implicano non tanto una certa ottimistica fiducia nel servizio postale, che fa quello che può con i mezzi che ha, ma l’impegno ad organizzare buste, gadget e invii con un certo tempo di anticipo.
Alle porte del 2022, in un epoca in cui non c’è bene che non possa essere mandato via e-mail, tra dispense, consulenze, regali non materiali (anche molto interessanti e con i quali si può fare una discreta figura), ha ancora senso in termini economici e di tempo, mandare un piccolo regalo fisico ai clienti sparsi in tutta Italia?
Per me sì, e questo senso lo riassumo così:
Vengo dall’ “epoca” in cui si comunicava a distanza solo attraverso telefonate costosissime e posta ordinaria; nonostante fosse la sola norma e l’ordinaria modalità di comunicazione a distanza fino alla mia tarda adolescenza, trovare una busta e una lettera nella casella di posta, con il tuo nome come destinatario, era già un’emozione, già un regalo.
Una busta indirizzata a noi ci faceva (e ci fa) sentire importanti.
Credo ancora nell’attesa e nella felicità del regalo inatteso.
Le persone con le quali entro in contatto, anche virtuale, in questa nuova epoca che tanto ci dà e tanto ci toglie, hanno per me un’importanza come persone, non solo come contatti.
Il vantaggio di poter incontrare tutti e tutte da remoto incontra la difficoltà di potersi vedere, di rado, personalmente.
Inoltre, cosa per me molto importante, soprattutto nell’ultimo periodo, questa pratica di mandare regalini fisici mi ridona un contatto con il qui ed ora, con i tempi diversi del mondo reale, al quale non siamo più abituati.
Impacchettare e scrivere, uno per uno, tutti i messaggi, insieme ai miei elfi immaginari, mi permette di accorciare le distanze, quelle che fingiamo non pesino più nei rapporti.
Invece contano (e pesano) eccome.
Un pacchetto fatto, scritto e spedito con le poste ordinarie, regala un la realtà fisica e la plasticità delle cose. Non abbandoniamolo mai, neanche agli albori del metaverso.
Inutile ricordare che sono un’Avvocata, che si occupa di diritto digitale (e non solo).
Questa viene spesso intesa e fraintesa come una professione fatta solo di codici e parole complesse, fatte apposta per non essere capite.
Ma per me il mio lavoro e la legge non sono questo: i miei amati codici sono conquiste umane e comunitarie, e di umanità e comunità mi piace parlare, appena ne sento la necessità e appena voi me ne date lo stimolo.
Non siamo solo clienti, non siamo solo consumatori, non siamo solo follower né community.
Siamo persone, spesso in lotta con le nostre identità virtuali.
Al di là del virtuale, è alle persone reali che, attraverso un presente che sia fisico e dolce, vorrei fare i miei più sinceri auguri. Perchè l’umanità è, in fondo, quello che conta. E che spera in un domani migliore.