Il Social Spam è una pratica purtroppo ancora molto abusata da grandi e medie aziende ma anche da piccole realtà e ora anche da content creator attivi sui canali social. Di fatto è anche un’azione sottovalutata, in termini di “gravità” dagli stessi artefici dell’atto in sé, che ignorano le possibili conseguenze di un’attività dichiarata illegittima dal Garante sulla Privacy.
Conosciamo meglio il Social Spam, e come difendercene.
Seguimi per conoscere meglio e destreggiarti nel mondo dei diritti sul web.
Cosa è il Social Spam
Il Social Spam è una pratica mediante la quale vengono prelevati contatti utenti dai social network allo scopo di creare e/o far crescere data base pubblicitari ai fini di invii promozionali anche da parte di terzi.
Ok, questa è la definizione pettinata ma, in sostanza, cosa succede?
Immaginiamo di aver messo, all’interno del nostro profilo Instagram sia esso personale che professionale, i nostri contatti – pensiamo, ad esempio alla mail – per essere raggiungibili da amici/parenti/clienti.
Poi succede che qualcuno, senza chiederci nulla, neanche un “ciao”, ci inserisce in data base pubblicitario (che potrebbe pure serenamente essere rivenduto a terzi) e ci troveremo a ricevere la newsletter sugli integratori alimentari con Papaya della Norvegia di _CUOREMATTO_ o l’offerta sui muffin alla polvere di cuore di drago di FRAGOLINA87. Il piccolo insignificante dettaglino è che noi che riceviamo queste comunicazioni commerciali non solo non le gradiamo ma non abbiamo dato il benchè minimo consenso.
Il Garante della Privacy si è espresso con chiarezza in merito all’illegittimità di questa pratica in particolare all’interno delle Linee guida in materia di attività promozionale e contrasto allo spam.
Il termine infatti è l’unione delle parole social [network] e spam [cioè invio di posta pubblicitaria indesiderata].
Nonostante la chiarezza del GDPR in materia di trattamento dati personali, tra cui rientrano gli indirizzi e-mail, nonostante la chiarezza del Garante Privacy in materia di consenso necessario da parte degli utenti per la ricezione di posta e promozioni, e nonostante sia anche base di buon senso capire che un indirizzo e-mail non può essere usato illegittimamente e a sproposito solo perché un utente ha voglia (o necessità) di renderlo pubblico, moltissime aziende e grandi gruppi attuano la pratiche illegale del Social Spamming, e tra un attimo vi darò delle indicazioni per agire qualora ne foste vittima (chi non lo è?).
Ma prima parliamo di
Instagrammer e social spamming: a volte lo si fa in modo (più o meno) inconsapevole
Oltre ai grandi gruppi imprenditoriali, il mondo del commercio e del business online di oggi passa anche attraverso le vite e i modelli di business di influencer, micro influencer o personal brand che utilizzano molto i social come canale di vendita.
Molti di loro non hanno studi di marketing men che mai di diritto e, per quando comprenda che per stare sul mercato sia necessario crescere e aumentare la propria comunità di seguaci e la lista di indirizzi della propria newsletter, spesso vengono fatti notevoli scivoloni legali, un po’ per ingenuità un po’ per noncuranza. Ma a volte, diciamolo, anche con furbesca e sciatta malafede. Magari non fanno social spamming in senso stretto ma qualche irregolarità con la gestione dei dati la mettono in pratica.
Pare essere pratica assai diffusa creare dei Freebie in cui l’Instagrammer, invia un contenuto X (tipo “L’imperdibile guida su come si sta al mondo“) apparentemente gratuito ma poi richiede il follow, la mail, una giravolta, poi un’altra e il sacrificio del primogenito maschio.
Ecco, lasciando stare il sacrificio del primogenito maschio che costituisce in ogni caso reato, salvo che non ti chiami Erode il Grande e sei il re della Giudea, e gli altri elementi quasi irrilevanti giuridicamente, la richiesta di una email per scaricare un contenuto potrebbe nascondere un uso illegittimo del dato personale se non preceduto da adeguata informativa e adeguato consenso (tradotto: se ti inserisco d’imperio nella mia newsletter sto commettendo un abuso e una violazione del GDPR poichè non ho una valida base giuridica per l’utilizzo del contatto – e se stai pensando al legittimo interesse, io ti direi di dare un’occhiata a questo articolo -).
Infatti, come abbiamo detto in molte altre sedi, affinché un utente riceva una newsletter (in modo legittimo, ribdiamolo) deve espressamente accettare di riceverla, flaggando ad esempio l’apposita informativa all’atto dell’iscrizione.
Dunque il Social Spamming parte dalla pratica di inviare promozioni pubblicitarie massive ad indirizzi racimolati sui social, ma può riguardare anche la pratica di inviare newsletter a utenti che non ne hanno fatto richiesta.
Approfondisci su come fare un freebie in regola
Approfondisci come fare un Giveaway legale
Approfondisci come creare una Newsltter in regola
Cosa fare se vittime di Social Spamming
Ognuno di noi riceve quotidianamente decine di newsletter e messaggi promozionali non graditi e non richiesti. In un articolo ho dato indicazioni su come disiscriversi da una newsletter (anche se ci siamo iscritti di proposito. Nulla è per sempre, neanche una newsletter).
Dunque è possibile fare una segnalazione al Garante della Privacy seguendo queste semplici istruzioni, che riassumo
- Andare sul sito del Garante
- scendere fino alla sezione “tutela dati personali, reclami, segnalazioni”
- Inviare una e-mail che abbia come oggetto “segnalazione” e allegando, se possibile, foto e screenshot che provi l’abuso.
In questo articolo spiego anche come scrivere questa mail, se fosse necessario.
Non è necessario indicare che si è vittime di Social Spamming (anche perché mi rendo conto che è complesso capire da dove, esattamente, l’azienda Tal Dei Tali ha recuperato il nostro indirizzo, se da un social specifico o dal via vai di dati scambiati tra aziende, che per quando ci possiamo impegnare sono spesso fuori controllo).
Social Spam: come tutti, ne sono colpita anche io
Storie di vita vissuta: qualche tempo fa fui contattata da *tiziomegacoach* che prometteva di farmi fare i fantastiliardi di euri grazie al mio profilo, con una mail arrivata da *chissàdove* (a cui a suo dire mi ero iscritta).
Io, amici del web, capite? Io che passo qui giorni e notti a spiegarvi come disiscrivervi da Newsletter che in passato possono essere tornate anche utili, mi sarei iscritta ad una newsletter che mi insegna la vita e l’economia milionaria?
Ovviamente no, non mi ero iscritta ad alcunché, perché diffido da chi promette guadagni facili e invito voi a fare altrettanto.