Sulle sponsorizzate su Instagram c’è molta confusione. Capiamo per punti come deve essere fatta e concordata una sponsorizzazione su Instagram.
Instagram e il mondo dei social sono universi quasi paralleli in continua e veloce evoluzione, e forse per questo in primis chi lavora su Instagram attraverso collaborazioni con brand e sponsorizzazioni non riesce a restare sempre aggiornato su quello che bisogna o non bisogna fare.
Vero è che quando un settore diventa il nostro settore merceologico di riferimento e quando parte del nostro business passa anche da accordi di promozione da espletare su Instagram, informarsi su come si fa cosa, cosa è legale e cosa non lo è e come non inciampare in pesanti sanzioni, non è un dovere e una dimostrazione di professionalità. Sempre se ci piace definirci “imprenditori digitali”.
Cosa sono le sponsorizzazioni su Instagram?
La prima domanda ha una risposta facile: le sponsorizzate su Instagram sono delle promozioni che utenti fanno a seguito di accordi con aziende che hanno interesse a veicolare un prodotto o servizio alla community, all’audicence (in poche parole, ai follower) di quell’utente della piattaforma.
Non è necessario che si tratti di un influencer o micro influencer con tanto di partita iva e codice ateco per conduzione campagne di marketing: può trattarsi anche di una persona da 500 follower in target di interesse di un brand.
Come non deve essere una sponsorizzata Instagram
Sono pur sempre un’avvocata. Bionda, ma avvocata [sorry, not sorry] e parto da quello che, in una sponsorizzata Instagram fatta male, potrebbe portare a sanzioni.
- La sponsorizzazione su Instagram non deve essere ingannevole, il che sembra la base della logica ma che purtroppo spesso non viene rispettata.
Molto spesso le persone promuovono prodotti senza conoscerli nel dettaglio, quindi, come dire, ne esagerano alcune caratteristiche che di fatto non sussistono, credendo di fare un favore al brand ma in realtà lo penalizzandolo.
Non indichiamo dunque qualità che il prodotto non ha e accertiamoci che quelle qualità siano reali. - Non indichiamo prodotti civetta. Questo vale tanto per gli influencer quando per i brand che lo contattano. Stiamo attenti, perché promuovere o far promuovere un prodotto che è attraente ma che non è (ancora/più/mai stato) nello shop, al solo fine di attirare persone nello shop stesso non è consentito dalla legge.
La normativa, secondo il Codice del Consumo, dice che
“è ritenuta ingannevole la pratica che invita all’acquisto di prodotti a un determinato prezzo senza rivelare l’esistenza di ragionevoli motivi […] per ritenere che il professionista non sarà in grado di fornire o di far fornire da un altro professionista quei prodotti o prodotti equivalenti a quel prezzo entro un periodo e in quantità ragionevoli in rapporto al prodotto, all’entità della pubblicità fatta del prodotto e al prezzo offerti” (art. 23, comma 1, lettera e).
In parole povere e applicando il discorso alle sponsorizzazioni su Instagram, vuol dire che non possiamo chiedere ad un influencer di promuovere un prodotto… che diamo solo all’influencer, ma che non è in negozio o non è in sufficiente quantità (salvo specificarlo. Tipo “solo 500 pezzi”. Immagino come coloro che desiderano una nota macchina del caffè che attualmente viene venduta in sottocosto, si apposteranno davanti ai rivenditori per conquistarsi l’agognato bene.). - Non possiamo usare filtri che alterino le caratteristiche del prodotto o dei suoi effetti.
Qui entriamo proprio nello specifico del potente e complesso mezzo Instagram e molti altri social visual, come TikTok. Se tu, influencer, stai promuovendo una crema abbronzante, devi stare molto attento ai filtri che utilizzi, ad esempio non puoi utilizzarne di quelli che accentuino il colorito “da vacanza”.
La motivazione è semplice: potresti indurmi in errore sull’effetto del prodotto portandomi a credere che il risultato del filtro sia, in verità, quello che mi garantirà la crema. Non senti anche tu puzza di ingannevolezza? Esatto, baby.
Per la cronaca, casi del genere sono stati recentemente trattati dall’Autorità di Regolamentazione inglese e anche le autorità nostrane si stanno muovendo in questa direzione.
Il principio cardine è sempre quello di evitare che l’utente venga ingannato dai meravigliosi filtri dell’internet.
Cosa (invece) bisogna fare per fare una buona campagna su Instagram
Cari brand e cari influencer, la pubblicità è una cosa seria. Si ha a che fare con la creatività, con la credibilità davanti alle proprie community e ovviamente con la legge.
Fate contratti e tutelatevi.
Qui, trovi risposte su cosa deve indicare un contratto con e per influencer.
E come la regolamentiamo la comunicazione delle promozioni? Una consolidata consuetudine del web originata da storiche decisioni dell’AGCM vuole che, correttamente, coloro che hanno un certo interesse – economico o di qualsiasi altro genere – nello sponsorizzare un prodotto/servizio, lo rendano noto.
Sì, sempre per quella questione della trasparenza nei confronti del consumatore di cui abbiamo parlato altre volte e che le stesse Autorità di Controllo incoraggiano.
Attenzione ad una cosa, però: non ci sono diciture obbligatorie.
Comunemente vengono utilizzati i tag #adv, #incollaborazioneconBrand, #suppliedbyBrand e molti altri che tutti conosciamo ma, in effetti, la stessa AGCM sottolinea che è importante dichiarare l’intento pubblicitario e informare in maniera trasparente l’utente ma non indica delle diciture obbligatorie per farlo (certo, i tag in bianco su fondo bianco, anche no, mi raccomando). Potrei paradossalmente scrivere “L’azienda X mi paga per parlare della loro meravigliosa penna cancellina. A me piace un casino ma vedete un pò voi se la cosa può interessarvi”: è fuori dalle righe ma, certamente, possibile.
Altra questione, invece, è se l’azienda con cui state collaborando o la loro agenzia, è associata all’ Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria. In tal caso, ci sarà un codice di comportamento di diritto privato che gli aderenti scelgono di rispettare e che, conseguentemente, devono rispettare tutti coloro che collaborano con loro. In quel caso sarà il contratto, in maniera perentoria, a indicare come promuovere nel rispetto delle normative, il prodotto/servizio.
Per riassumere in due parole tutto quello che abbiamo detto prima: e fatele queste dichiarazioni di collaborazione!
Sponsorizzate su Instagram… anche meno va bene
Esco dai miei comodi panni da avvocata del web ed entro in quelli scomodi da utente di Instagram (dove ti invito a seguirmi) e vi dò i miei assolutamente inutili 2 centesimi.
Se ti seguo perché mi piacciono i tuoi capelli, avrò anche piacere a sentire la tua proposta commerciale di uno shampoo che, genetica permettendo, me li farà diventare come i tuoi.
Ma quanti unboxing mi hai proposto nell’ultima settimana?
E in che cosa si differenziano dalle decine di unboxing che ho visto sul web nelle ultime ore?
So bene che la creatività è un lavoro, e inventare nuovi format è dispendioso in termini di energie e tempo; forse questo è un valido motivo per fare meno sponsorizzate, facendosele pagare di più, dal momento che la creatività e il marketing, per essere d’effetto, necessitano di ben altro di un unboxing.
Così… solo un’idea.